«Io, Nick e il mio piano»
Intervista a Demian Dorelli a 50 anni esatti dall’uscita dell’album capolavoro “Pink Moon”
Di Luca Testoni
Il 25 febbraio di cinquant’anni fa usciva “Pink Moon”, il terzo e ultimo album del cantautore britannico Nick Drake, morto suicida a 26 anni nel novembre del 1974. Per molti è stato il Van Gogh della musica degli anni Sessanta/Settanta: ha dovuto morire perché ci si rendesse conto della sua grandezza. L’anno scorso il pianista e compositore londinese Damien Dorelli, prodotto dal polistrumentista varesino Alberto Fabris, si è messo in testa la pazza impresa di reinterpretare i 28 minuti di quell’album capolavoro. In versione strumentale al piano.
Abbiamo intervistato l’autore di “Nick Drake’s ‘Pink Moon’, a journey on piano”.

Nick Drake è indubbiamente un artista complesso. Mette assieme la sensibilità di un giovane poeta romantico inglese dell’Ottocento con i malesseri di un ragazzo borghese che si muove nella turbolenta Londra di fine anni Sessanta. La sua musica contiene grandi citazioni folk-rock, rende omaggio ai suoi ascolti di Dylan, ma poi inventa una strada completamente personale. Che ne pensi?
«Ho sempre trovato la musica di Nick Drake straordinariamente originale nella sua apparente semplicità. Quel che colpisce è l’affascinante miscela di poesia magica, con il suo corollario di immagini che ti colpiscono al cuore, e di un approccio chitarristico assolutamente unico. Approccio al quale molto musicisti si ispirano ancora oggi. La sua musica sembrava così personale, anche se forse Nick non ne era così convinto. Penso che sia abbastanza comune tra gli artisti di non essere consapevoli del risultato di ciò che produci mentre lo crei.
È vero, molti musicisti a lui contemporanei hanno parlato di più di movimenti sociali e di quel che succedeva in quegli anni e, a ben vedere, lo hanno anche fatto con altrettanta ispirazione, ma ti rivolgevi a loro per ragioni molto diverse. Nick Drake ha invece saputo ispirare una connessione speciale con i propri ascoltatori».
“Pink Moon” ha una prerogativa magica: sembra registrato ieri e non 50 anni fa, eppure non paga prezzi al tempo che passa. Come è possibile che questo disco sembra magicamente non invecchiare mai?
«Credo sia perché molte delle cose di cui scriveva allora, ancora oggi sono per noi rilevanti a livello personale. Se tu non avessi mai sentito parlare di Nick Drake e ti fossero dati dai testi di questo album, sarebbe praticamente impossibile dire se è stato scritto 50 anni fa o oggi. Era anche una persona interessata e ispirata dalla nuova musica, musica che spingeva alcuni confini verso generi differenti. A detta di tutti, potrebbe aver ascoltato persone come Miles Davis. Penso che proprio come il grande trombettista americano anche Nick Drake avesse quell’anima di musicista che cerca sempre di spingere la sua musica in nuovi territori. Ascoltate come suona la sua chitarra e poi ditemi se non ho ragione…».

Altro aspetto incredibile, soprattutto per una società come quella contemporanea: ha fatto pochissimi concerti, rilasciato una sola intervista. Insomma, un genio musicale, ma anche per certi versi un fantasma…
«Sì, assolutamente, mi chiedo come si sarebbe sentito Nick di fronte alle richieste dei social media oggi. Non sono sicuro che le avrebbe affrontate tanto bene. È una cosa strana, perché penso che avesse bisogno, anzi volesse più riconoscimenti per la sua musica. Più di quelli che riceveva in quel momento.
Chissà, in qualche modo la copertura mediatica che avrebbe potuto ottenere nella società odierna avrebbe potuto aiutarlo. Avrebbe sofferto di meno? Non lo so.
Il fatto che fosse per sua natura così inafferrabile e illusorio e che non siamo riusciti a vederlo molto al di fuori dei suoi dischi in qualche modo non fa che aumentare quell’alone di mistero che continuerà ad affascinarci negli anni a venire. E anche per questo che sono così desideroso di portare la sua musica dal vivo e restituire sul palco quello che non ha potuto dare lui».
Che cosa ha significato per te Nick Drake? Che interpretazione pensi di averne data?
«Mi identifico così tanto con la difficile situazione di Nick Drake e le lotte interiori che ha dovuto passare per essere in grado di creare e pubblicare la sua musica. Quindi, per me il fatto che questa sia la mia prima uscita da solista e che sia, in un certo senso, insieme a Nick, rende il tutto davvero speciale.
Spero che il mio approccio abbia regalato una nuova prospettiva all’album originale “Pink Moon”: sì, il formato è diverso visto che l’ho suonato al pianoforte, ma in un modo per certi versi divertente come Nick l’ha fatto con la sua chitarra… Eravamo solo io e il mio piano, nient’altro».

Ascolta Pink Moon by Demain Dorelli at