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Intervista a Michael Leonhart: Sketches of Spain

A dare il là è stata un’idea del ballerino e coreografo spagnolo di flamenco Israel Galván Reyes. Meglio, il suo sogno di poter ballare al ritmo di “Sketches of Spain”, l’album del 1959-’60 firmato da Miles Davis e Gil Evans, una delle pagine più alte della collaborazione tra questi giganti del jazz.

di Luca Testoni

A dare il là è stata un’idea del ballerino e coreografo spagnolo di flamenco Israel Galván Reyes. Meglio, il suo sogno di poter ballare al ritmo di “Sketches of Spain”, l’album del 1959-’60 firmato da Miles Davis e Gil Evans, una delle pagine più alte della collaborazione tra questi giganti del jazz.


«Quando Titti Santini mi hanno proposto il progetto, mi sono detto che l’unica persona con la sensibilità, la capacità, l’esperienza e, perché no, quel pizzico di sana pazzia in grande di occuparsi dell’arrangiamento e dell’orchestrazione di questa che è un’autentica bibbia del jazz per piccolo ensemble da camera a cui avevo pensato non poteva che essere Michael Leonhart», racconta Alberto Fabris, il produttore musicale di quella che è la grande “prima assoluta” dell’edizione di JAZZMI 2024. Una produzione originale targata IGalvan Compani e Ponderosa Music & Art, in collaborazione con Tieffe Teatro Milano, di scena l’8, il 9 e il 10 novembre al Teatro Menotti di Milano. Sul palco di via Ciro Menotti accanto al ballerino e coreografo originario di Siviglia, classe 1973, ci sarà un ensemble con la strumentazione scelta da Fabris: dalla tromba suonata dalcinquantenne jazzista newyorkese Michael Leonhart al piano di Addison Frei al piano; dai violoncelli di Yair Evnine e Mattia Boschi al clarinetto e al clarinetto basso di Gilberto Tarocco: dal flauto di Carlo Nicita alle percussioni di Ivan Ciccarelli.


«Quando mi è stato chiesto per la prima volta di riarrangiare “Sketches of Spain” non ero affatto sicuro che si potesse farlo in un modo nuovo e creativo, anche perché siamo al cospetto di uno dei più grandi album mai registrati. La mia fortuna è stata però che sia Titti sia Alberto mi hanno dato il tempo di approfondire e anche di sperimentare, il che si è rivelato fondamentale per trovare il tono e l’atmosfera del riarrangiamento», racconta Michael Leonhart dagli Stati Uniti. «Per farlo ho trascritto meticolosamente l’intero album in modo da poter entrare nel cuore delle orchestrazioni di Gil Evans e poi trovare un modo per ri-orchestrarlo. Un’impresa non da poco e di cui vado fiero, che mi ha portato via quasi quattro mesi. L’ho fatto mentre suonavo con gli Steely Dan e gli Eagles, spesso nel backstage e nelle stanze d’albergo. Ammetto che ci sono stati momenti di scoramento, d’altronde quello che mi ero prefissato era un obiettivo molto ambizioso. Scovare l’inesplorato era come risolvere un puzzle o decifrare un codice. A un certo punto, è come scattato qualcosa e ho trovato la chiave giusta. I limiti della strumentazione da camera mi hanno costretto a trovare modi nuovi e inaspettati per ricreare la potenza dei fiati che si ascolta nella registrazione originale. Una volta che ho avuto un quadro chiaro di come affrontare le orchestrazioni, ho potuto pensare a come avrei affrontato la “voce solista” di Miles nelle cinque composizioni. Dopo aver trascritto l’intera performance di Davis e aver ascoltato i brani per molti mesi, ho accantonato l’idea di suonare come lui. “Impossibile”, mi sono detto. Così ho deciso di suonare la tromba nel modo in cui ascolto e sento le diverse melodie e cadenze della partitura».


Che cosa aspettarsi dai tre spettacoli in anteprima di Milano? «Sarà una serata meravigliosa, ne sono convinto. Piacerà sia agli gli amanti della musica sia a quelli della danza. Va da sé, la mia speranza è che noi tutti – Galvan, i musicisti e il sottoscritto – saremo in grado di approfondire ancora di più la musica e l’interazione improvvisata che comporranno i nostri spettacoli dal vivo», assicura Leonhart.


Da ultimo una riflessione su Miles Davis che, all’epoca, si diceva suonasse il jazz del futuro: «Miles era certamente un artista e un essere umano brillante e complicato», chiosa Leonhart. «Non credo che la sua unica intenzione fosse quella di cercare consapevolmente di essere diverso. Piuttosto, credo che il suo obiettivo fosse quello di selezionare attentamente progetti molto ambiziosi, circondarsi delle persone più talentuose possibili e seguire senza paura il suo istinto creativo, indipendentemente dalle etichette e dagli stili. In questo stesso senso, il mio obiettivo è assorbire l’arte della cultura dei tempi in cui viviamo, mantenendo sempre una profonda consapevolezza del passato e anche del futuro».

Info e biglietti: https://jazzmi.it/en/events/israel-galvan/

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