Tramonto sul lago con Demian Dorelli
di Luca Testoni

L’appuntamento è per sabato 19 luglio (ore 21) a Villa Tatti Tallachini a Comerio, sul Lago di Varese. Inserito nel cartellone della prima edizione del Comerio Performing Arts, il festival diretto da Alberto Fabris, storico collaboratore musicale di Ludovico Einaudi e suo produttore, il pianista italo-britannico originario di Londra, ma residente a Cambridge, si esibirà alla testa di un trio. In vista del suo show italiano, Demian Dorelli ci ha concesso una breve intervista.
Il tuo ultimo album, “A Romance of Many Dimensions”, uscito l’anno scorso,
ha una genesi curiosa. Di ritorno da una visita al CERN di Ginevra, hai scoperto un romanzo fantasy, “Flatland”, scritto alla fine del XIX secolo dal reverendo britannico Edwin Abbott. Una scoperta letteraria che hai deciso di mettere in musica. Un tempo lo avremmo definito un concept album, che, non a caso, prende il nome dal sottotitolo del libro dello scrittore e teologo britannico. Perché questa scelta?
Beh, mentre ascoltavo un’affascinante conferenza di uno scienziato del CERN, sono rimasto incuriosito dalla loro ricerca sulla collisione di minuscole particelle. Ancora più interessante, hanno spiegato che hanno scoperto solo circa il 5% di come funzionano la materia e l’energia nel nostro universo, mentre il 95% resta un mistero. Pensavo che ci dovesse essere un modo per collegare la musica a queste idee, ma la domanda più difficile era: come e cosa? Pensavo che sarebbe stato ovvio usare qualcosa di più astratto, magari con l’elettronica, ma volevo trovare una prospettiva diversa. Poi, durante la stessa conferenza, mia moglie mi aveva chiesto se il libro “Flatland” fosse una buona rappresentazione dei concetti che stavano cercando di descrivere. L’ho letto subito e sono rimasto ispirato dall’intelligenza con cui un libro apparentemente tecnico racchiudeva una storia evocativa che, secondo me, poteva essere narrata con la musica. La musica ha un modo di comunicare che anche noi non comprendiamo appieno, e volevo provare a dare un’altra dimensione al libro con la musica. In un capitolo, viene descritto come, nel loro mondo bidimensionale, il suono fosse uno dei modi in cui comunicavano e si scoprivano a vicenda.
Nell’album, prodotto e arrangiato da Alberto Fabris, al pianoforte si uniscono per la prima volta altri due strumenti. Nello specifico, il violoncello dell’artista britannica Caroline Dale (che ha collaborato in precedenza con Radiohead e Pink Floyd) e il corno francese di Elisa Giovangrandi, recentemente entrata a far parte della Cairo Orchestra dopo cinque anni.
Dopo due album di pianoforte solo, mi è sembrato il momento giusto per esplorare altre “dimensioni sonore”. Ho sempre sognato di suonare con il suono emotivo di un violoncello, ma è stata un’idea di Alberto quella di usare il corno francese invece della scelta più tipica del flicorno, un suono che stava considerando da tempo. Aveva ragione, aggiungeva una speciale qualità regale che si adattava molto al tema di questo disco. Quanto sono stato fortunato a suonare con due musicisti meravigliosi, che non sapevano davvero cosa aspettarsi prima di arrivare ai Real World Studios. Sono state molto indulgenti con la mia scrittura non ortodossa, il che mi ha aiutato molto durante la registrazione, e ho vissuto momenti magici stando così vicino al suono di entrambi gli strumenti, nelle mani di due musiciste fantastiche. È fantastico lavorare con persone che sanno davvero cosa stanno facendo e sentire le composizioni prendere gradualmente vita.
Hai dedicato due album di piano solo ad altrettanti capolavori di Nick Drake: “Pink Moon” e “Five Leaves Left”. Se dovessi spiegare a un giovane di oggi chi era, cosa diresti? Cosa aveva di speciale?
Nick Drake era e resta un personaggio enigmatico la cui vita ha una storia affascinante che nessuno riesce mai a capire fino in fondo, e di conseguenza la sua musica diventa ancora più interessante perché penso che sia la finestra più autentica sulla sua anima. I suoi testi sono poetici e intelligenti, mentre la sua musica, soprattutto il modo in cui suona la chitarra, è unica e magica. È una delle poche persone che riesce a rendere un soggetto malinconico stranamente edificante. Una volta ascoltate le sue canzoni e conosciuta un po’ la sua storia, non si torna indietro.
Raccontaci del tuo concerto a “casa” del tuo amico Alberto Fabris. Cosa dobbiamo aspettarci dal live set a Comerio?
È un momento davvero fantastico perché conosco Alberto e la sua famiglia da tantissimo tempo e sono venuto a Comerio molte volte nel corso degli anni. È un posto in cui abbiamo sognato la musica insieme fin dai tempi dell’università; quindi, poter suonare lì dal vivo, con lo splendido sfondo del Lago di Varese, sarà davvero speciale. Suonerò dall’album del trio, “A Romance of Many Dimensions”, accompagnato da due musiciste fantastiche: Elisa Giovangrandi al corno e Veronica Conti al violoncello. Come piccolo regalo, presenteremo anche un nuovo brano inedito. Spero di vedervi lì.



