
José Gonzalez
Bio
Nonostante abbia pubblicato solamente tre album solisti in 18 anni di carriera, José González ha raggiunto un successo internazionale, riempiendo sale prestigiose in tutto il mondo e ricevendo dischi di platino nel Regno Unito e in Svezia, suo paese natale, e dischi d’oro in Australia e Nuova Zelanda. La sua musica ha inoltre raggiunto numeri di streaming notevoli (oltre 5 milioni su Spotify). Il grande successo non ha però cambiato la natura di José, che fin dalla pubblicazione del primo album “Crosses” nel 2003, ha sempre mantenuto il suo stile asciutto, riflettendo questa sua caratteristica anche all’interno dei suoi brani.
Il tanto atteso quarto album “Local Valley” testimonia la sua singolare capacità di comunicare in modo estremamente riservato, racchiudendo al suo interno l’utilizzo di tutte e tre le lingue da lui parlate. La sua musica è stata inoltre utilizzata all’interno di The Last Dance, il documentario su Michael Jordan presente su Netflix. L’album inizia con El Invento, la sua prima canzone in spagnolo, e include tracce che mostrano le sue abilità nel fingerpicking e le influenze world music che lo contraddistinguono.
La copertina dell’album, disegnata dalla sua compagna Hannele Fernström, rappresenta una valle soleggiata con animali e piante e contiene riferimenti a modelli di psicologia comportamentale. José ha dato via all’album con l’intento di intrigare e provocare l’ascoltatore con la sua visione del mondo, esplorando i temi complessi della società contemporanea. I testi di Local Valley rappresentano un porto sicuro nella carriera di José González, esplorano questioni esistenziali e offrono l’interpretazione di visioni differenti sul mondo che ci circonda, includendo brani dedicati a persone a lui care come la figlia. L’album è stato registrato nello studio che José ha allestito nella casa estiva della sua famiglia, utilizzando chitarre classiche spagnole e una drum machine.
Local Valley, afferma José, “è simile ad altri miei album da solista nel suono e nello spirito, una naturale continuazione degli stili che ho raggiunto nel corso degli anni sia da solo che con la mia band folk rock (i Junip, ndr). Mi sono proposto di scrivere canzoni sulla stessa linea di quelle precedenti: brevi, melodiche e ritmate, un misto di cantautorato folk classico e di canzoni con influenze dall’America Latina e dall’Africa. Questo album racchiude una visione più mirata di tutto quello che mi circonda, rispetto ai miei lavori precedenti, ma non per questo meno personale. Al contrario, mi sento più che mai a mio agio nel dire che questo album riflette me stesso e i miei pensieri in questo momento”.
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