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Redi Hasa: la musica ti entra nell’anima senza bussare.

07.06.2021, di Giacomo Luperini

Dai Nirvana a Bach, passando per Ludovico Einaudi e Beatles: Redi Hasa, in uscita con la deluxe edition di The Stolen Cello, racconta le sue fonti di ispirazione

Redi Hasa è appena uscito con la versione deluxe del suo primo album solista, The Stolen Cello, sta per iniziare il suo tour e parteciperà a La Musica Dei Cieli, oltre che al Climate Space Film & Music Festival di Melpignano. Reduce, assieme a Ludovico Einaudi, della realizzazione della colonna sonore dei pluripremiati all’oscar, Nomadland e The Father ci ha parlato delle sue fonti di ispirazione, dei progetti futuri e di come ha passato questo periodo di stop ai concerti.

Ciao Redi, come te la stai passando?

Sto bene. Ho passato l’ultimo periodo di pandemia chiuso nell’Associazione Culturale Fondo Verri, a Lecce. Fanno un sacco di manifestazioni, presentazioni di libri e dischi. Sono “culturali” a 360°. Da loro ho trovato il mio covo e non ho mai smesso di lavorare.

Dopo anni di collaborazioni con numerosissimi artisti sei uscito con The Stolen Cello e ora stai uscendo con la deluxe edition dell’album. Perché hai deciso di intraprendere un percorso solista proprio ora?

Era arrivato il momento, è una cosa fisiologica… lo sentivo proprio. Ho lavorato con tanti artisti, ho fatto parte di moltissimi gruppi e movimenti musicali e mi è sempre piaciuto. Mi piace lavorare in seconda linea, essere quello che si occupa degli arrangiamenti, che cerca di capire la direzione musicale dei progetti. Mi stimola molto collaborare con altri e cercare di fare un’opera comune. Tutto questo mi ha permesso sempre più di improvvisare, di trovare nuovi incontri musicali. Era arrivato il momento di raccontare qualcosa di un po’ più mio. È accaduto, non l’ho costretto. Ho un legame fortissimo con il mio paese, con l’Albania e volevo far rivivere la mia infanzia, quando la vita era senza pensieri e preoccupazioni. Vivi senza fretta, ogni cosa piccola ha un valore immenso. Mi ricordo quante ore rimanevo a fissare gli alberi di ciliegio fiorire, quanto tempo passavo a giocare. Tutte queste cose le ho custodite dentro di me anche nella vita adulta, ma gli adulti non hanno più il tempo di fermarsi a gustare tutto il bene che ci regala la vita. Io volevo fermarmi: volevo fotografare un’altra volta i momenti della mia infanzia.

Trovo che la tua musica sia molto evocativa, a volte sembra descrivere immagini e paesaggi ben precisi. C’è qualche paesaggio al quale sei particolarmente legato e che ricorre nel tuo lavoro?

Non c’è soltanto un luogo. C’è tutto ciò che mi ha emozionato e che provo a raccontare con la musica, come il benessere e l’amore che la natura mi crea. Però ho ricordi molto belli legati alla montagna di Dajti, a Tirana.

Ci sono cinque brani inediti nell’edizione deluxe di The Stolen Cello, tra cui “With a little help from my friends” dei Beatles. Hai sostenuto in altre interviste che sia i Beatles che Bach sono stati formativi per il tuo percorso di musicista. Quali altri artisti hanno influito sul tuo senso artistico?

Tutta la musica buona. Ovviamente con Bach ho un legame molto forte perché posso dire di esserci cresciuto. Ho iniziato a studiare violoncello all’età di sei anni, a otto iniziavo a studiare Bach e da lì è sempre rimasto un punto di riferimento per me. Mi emoziona tutta la musica che mi entra dentro, a prescindere dal genere. Come dico sempre: la musica ti entra nell’anima senza bussare.

Hai preso parte spesso a progetti correlati alle tematiche ambientali: dalla tua collaborazione storica con Ludovico Einaudi, alla tua prossima partecipazione al Climate Space Film & Music Festival di Melpignano. Ti definisci un ambientalista?

Mi colpiscono moltissimo le tematiche legate alla crisi climatica. In “The Stolen Cello” racconto molto la natura. Il brano che apre il disco parla di Dajti, un posto che fino a quindici anni fa era una montagna piena di alberi e ora sta venendo cementificata e ricoperta di grattacieli. Siamo una società autodistruttiva. Non riusciamo proprio a valorizzare e a ringraziare la natura per ciò che ci dà ogni giorno. Abbiamo un debito enorme verso la natura e dovremmo cercare di proteggerla, di proteggere noi stessi. Distruggere la natura è lanciare un boomerang che ci torna addosso.

Hai partecipato e parteciperai a “La musica dei cieli”, il festival per eccellenza sulla spiritualità in musica. Ti definisci una persona spirituale?

Sono una persona spirituale. Cerco di vivere ogni giorno intensamente, cercando dentro di me. Per me, la spiritualità è anche musica: mi aiuta molto a meditare su me stesso.

Hai una lunghissima collaborazione con Ludovico Einaudi. Ora con la realizzazione delle colonne sonore dei pluripremiati “Nomadland” e “The Father” avete raggiunto grandi risultati. Puoi parlarci del vostro sodalizio?

Suoniamo insieme da dodici anni. Io Ludovico lo chiamo famiglia, oramai sto più con lui che con i miei genitori o la mia fidanzata (ride). È un’esperienza che mi ha cambiato la vita sotto molti punti di vista, sopratutto nel poter vedere il nocciolo della musica e, trovando quel nocciolo, ho trovato un po’ me stesso. Quest’esperienza con Ludo è stata fondamentale, una scuola di vita che continua da dodici anni e sicuramente proseguirà nel futuro. Andiamo avanti in questa direzione. Ovviamente sapere che ciò che abbiamo fatto insieme è stato pluripremiato mi fa molto, molto piacere, sia per lui che per me. Significa che abbiamo fatto un lavoro col cuore e con amore. Abbiamo curato ogni singolo segmento della musica e della nostra anima e ne sono stra felice.

Prima di salutarci, ci puoi dire che progetti hai per il futuro?

Per il futuro sto preparando tre dischi in uscita. Uno sui Nirvana, un mio vecchio amore che è nato da giovincello in Albania, quando ascoltavo il grunge di Seattle. Sto rivedendo totalmente la loro musica, adattandola al violoncello. Sto creando qualcosa di “sinfonico/psichedelico”. Vorrei trasportare l’animo profondo mio sulla musica dei Nirvana. L’album è già pronto, è una bella scommessa e non vedo l’ora di uscire. Sto realizzando anche la continuazione di The Stolen Cello, che sarà registrato a settembre al “Real World Studios” di Peter Gabriel. Infine ho in cantiere un altro disco con un fisarmonicista locale, Rocco Nigro. È un grande amico, un grande musicista e collaboriamo ormai da tanti anni. È arrivato proprio il momento di fare un album insieme con i nostri brani.

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