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Supermarket

BIO

I Supermarket nascono nel 2010, inizialmente come side project del chitarrista Alfredo Nuti “dal Portone”, da sempre impegnato, a vario titolo, nel cuore della musica indipendente italiana: Extraliscio, Pacifico, Shaloma Locomotiva Orchestra, Saluti da Saturno, Colombre, Jang Senato, Giacomo Toni, NicoNote, Antonio Ramberti, Granturismo, e tanti altri. Il suo nome compare, come session man o come arrangiatore, in decine di dischi e collaborazioni live, in un percorso che spazia dall’elettronica contemporanea al liscio, dalla musica sudamericana al krautrock, dal garage punk al jazz, dal pop al teatro canzone.

Il nome Supermarket, d’altra parte, più che identificare una vera e propria band, è una sigla artistica che rimanda a diversi collettivi di musicisti e diversi momenti artistici avvicendatisi negli anni, in Romagna, sotto la sua direzione, all’insegna di una singolare unione tra esotismo kitsch e sperimentazione radicale, feste in spiaggia e black humor surrealista. La natura “aperta” di questo progetto, e il costituirsi, nella scena musicale locale, di un vero e proprio dominio pubblico su alcuni brani, diventati come degli “standard”, hanno favorito l’andirivieni di un numero impressionante di musicisti (venti persone, solo tra batteristi e bassisti!). Una bella fetta di underground romagnolo ha potuto trovare in questo progetto un sicuro campo base di sperimentazione e divertimento collettivo, soprattutto nelle prime esibizioni dal vivo, delle vere e proprie “performance” selvagge, fuori da ogni controllo: senza un numero definito di persone sul palco (da tre a dieci), e senza una durata prestabilita (da mezz’ora a quattro ore).

Tra i punti fermi di questa bizzarria, chiamata “World music romagnola”, c’è stato subito quello di svincolarsi da un target preciso, e sviluppare il proprio suono direttamente a contatto con gli spettacoli, facendosi guidare dalle interazioni con location e pubblico ogni volta diversi. Questo ha generato un paradosso: da un lato, una straordinaria, e inaspettata, richiesta di concerti (quasi mille in carriera!), dall’altro l’assenza dei Supermarket da palcoscenici ufficiali, e dai canali di distribuzione maggiori, che, per loro natura, esigono un’attitudine alla promozione e agli eventi live decisamente più “strutturata”. In poche parole: uno spassoso, creativissimo casino, impossibile da gestire, e, realisticamente, a quel punto, con poche aspettative.

A metà del decennio le cose cominciano a cambiare, e c’è voglia di dare a questo processo turbolento una veste meno dispersiva e più riconoscibile. La prima istantanea di questo momento è la registrazione di “Portobello” (2016), album inciso su nastro, totalmente in presa diretta, che testimonia l’attitudine live del gruppo, ma anche la volontà di passaggio a degli esiti di composizione, e a un organico, finalmente più “stabili”. Esordisce anche, all’interno dei brani, quella volontà di unire poetiche e stati d’animo antitetici, che caratterizzerà tutte le produzioni future. Sud America e Giappone, noise e colonna sonora “all’italiana”, minimalismo e virtuosismo chitarristico, rigore matematico e musica popolare, è sempre da certe tensioni impossibili che nasce la musica dei Supermarket.

Venendo a oggi, dopo un lungo periodo di fermo, dovuto all’emergenza sanitaria, il progetto riparte cercando di fare tesoro di una storia così creativa, e sotto certi aspetti unica, tenendo però  conto di una situazione musicale profondamente mutata. Da qualche anno (dal 2019, circa) Alfredo Nuti andava concependo, in solitudine, l’ultimo mostro: “Italo Barock(Q)”, un album, complicatissimo, che prova a dare una forma mentale a tutto questo racconto, traghettandolo in un suo futuro “possibile”, e lo fa, questa volta, in forma paradossale, demistificante, e totalmente elettronica. Ancora una volta si cerca di trasfigurare l’immaginario musicale del ‘900, utilizzando elementi sia “esotici”, che della tradizione “colta”, come puro materiale di partenza, assolutamente inerte, da riproporre, senza nessuna fedeltà, all’interno di un diverso contesto e sotto l’egida di un diverso spirito unificatore, che ne cambia definitivamente il senso originale. Ne nasce una musica cyberetnica, fondata sulla crisi della propria tradizione, dove anche le sonorità da ballo, ad un livello profondo, nascondono un’inquietudine, un disagio, connaturati alla nuova natura “Zombie” del materiale musicale via via riutilizzato. Per raggiungere la varietà timbrica richiesta da un’operazione così ambiziosa, anche la strumentazione si è evoluta: insieme a batterie fiati e chitarre elettriche, compaiono ora chitarre midi, sintetizzatori modulari e vecchie tastiere digitali, drum machine, vocoder e campionatori. Il digitale, l’analogico, l’acustico, convivono senza nessun interesse per gerarchie di valore, e diventano più numerose anche le parti vocali, fino ad ora escluse da un progetto più che altro strumentale. Per quanto riguarda l’organico live, alla Babilonia di musicisti del passato si è preferito un asciutto trio elettronico/acustico, con due membri Supermarket della primissima ora: Carlo Vallicelli alla batteria e all’elettronica, e Marcello “Gianduia” Detti agli ottoni, percussioni acustiche e conchiglie polinesiane.

Ci sono voluti dieci anni, necessari, di raccolta e messa a fuoco delle proprie prerogative, ma è un po’ come se i Supermarket fossero nati adesso, evoluti, come sono, in un qualcosa che sicuramente non si può più definire “side project”. Come chiamare questo “qualcosa”, però, ancora non si è capito. Per fortuna.

discography

ITALO BAROCK(Q)

“Italo Barock(Q) è un album di contraddizioni: è musica colta per dilettanti, ma anche musica da ballo per sapientoni. È una world music di provincia, con la quale potrete trovarvi improvvisamente in Romagna dopo aver fatto il giro del mondo due volte, tra Sudamerica, Europa e Giappone. Potete rovistare tra avanguardia ed anticaglie godendovi un po’ di exotica marziana e di tropicalismo cerebrale, senza curarvi della differenza tra cose serie e prese per il culo..” – Alfredo Nuti

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