La neo-classica di Max Richter contro il logorio e la frenesia della vita moderna
Estate italiana per uno dei campioni riconosciuti della classica contemporanea.
di Luca Testoni
Max Richter, nato nel 1966 in Bassa Sassonia, in Germania, e cresciuto a Bedford, in Inghilterra, ha messo in agenda due concerti a luglio nel Belpaese: il 5 si esibirà nella splendida cornice del Teatro Romano di Verona, mentre il giorno successivo suonerà al Pala De André di Ravenna, nell’ambito del Ravenna Festival.
Compositore classico pluripremiato, si divide tra spettacoli dal vivo, film, danza, arte e moda. In oltre 20 anni di carriera ha messo in curriculum già nove album da solista. Tra questi: “Sleep” del 2015, un’opera di otto ore e mezza basata sulla neuroscienza del sonno, la sua personalissima «ninna nanna personale per un mondo frenetico, un manifesto per un ritmo di esistenza più lento»; e poi “Voices” del 2020, ispirata alla Dichiarazione universale dei diritti umani; e “In a Landscape”, pubblicato l’autunno scorso.
Come è stato fatto notare dalla critica, il titolo è una voluta citazione dell’omonimo album-manifesto del compositore statunitense John Cage, tra le figure di riferimento del movimento minimalista del Novecento.
Ciò detto, nei 75 minuti dell’album, Richter, da giovane allievo anche di Luciano Berio, non viene meno a tutti gli stilemi della cosiddetta “modern classical”, genere di cui è considerato, e a ragione, uno dei suoi pionieri.
Nell’album, forse il più intimo e personale per lui, lancia – con la consueta pacatezza – «un appello per provare a conciliare polarità e differenze che, mai come in questi anni, sono
sono ovunque intorno a noi nel mondo. Un modo dove contrapposizione e frenesia la fanno da padroni».
Info e biglietti: https://ponderosa.it/artist/max-richter/