JAZZMI, viaggio nel fantastico mondo jazz in 11 giorni
di Luca Testoni
«Il jazz dimostra sempre una vitalità assolutamente senza fine. Si rigenera, si proietta in avanti, si mescola dialogando sempre con altri stili e altri influenze».
Difficile dare torto a Luciano Linzi che, assieme a Titti Santini, è lo storico direttore artistico di JAZZMI, il festival milanese prodotto da Associazione JAZZMI, Ponderosa Music & Art e Triennale Milano Teatro, in collaborazione con Blue Note Milano, giunto alla sua settima edizione.
Oltre una quarantina i concerti in programma dal 29 settembre al 9 ottobre ospitati in diversi spazi della città. Dal Teatro della Triennale, epicentro della manifestazione, all’area dell’ex Macello di viale Molise, passando per locali come il Blue Note, l’Alcatraz, Santeria Toscana 31 e i Magazzini Generali e teatri del calibro del Dal Verme e degli Arcimboldi.
«Anche il programma di quest’anno manterrà le linee guida disegnate nel corso di questi sette anni. Dare un quadro della scena jazz che sia il più variegato e completo possibile», mette subito le cose in chiaro il co-direttore artistica della rassegna al via con l’inedito concerto che metterà in scena sullo stesso palco al Teatro Dal Verme un curioso incontro tra generazioni: da una parte il vibrafonista Saverio Tasca e i Casino Royale, storico collettivo della scena alternativa milanese anni Novanta; dall’altra, l’eclettico ed estroso cantautore-polistrumentista Venerus e la vocalist Marta Del Grandi.
Tante le chicche (come lo show dell’8 ottobre alla Santeria Toscana 31 di Bobby Solo in duo con il pianista di BB King e John Lee Hooker Boogie Boy) e al solito numerosi gli ospiti internazionali. Di grande talento. Di sicuro mancherà a tutti Jaimie Branch, trombettista, compositrice, bandleader e vocalist, affermatasi nel nuovo millennio come una delle figure chiave quanto alle novità che le ultime generazioni stanno portando nel jazz di ricerca d’oltre Atlantico, improvvisamente deceduta a New York a metà agosto. Avrebbe dovuto esibirsi a Milano in duo con Jason Nazary.
«Dal 2016 in avanti abbiamo riservato sempre grande rilievo alla rinascita scena jazz britannica e abbiamo dimostrato di averci visto giusto. Basti ricordare l’ascesa nel panorama internazionale di Shabaka Hutchings, uno dei nostri primi ospiti», continua Luciano Linzi. «È una nuova generazione di musicisti che ha il merito di rielaborare il jazz degli anni Settanta con quanto è emerso negli ultimi due decenni: dalle sonorità afro all’elettronica, dal dub all’hip-hop. Spiccano quest’anno le presenze al nostro festival di due nomi molti in auge Oltremanica come la trombettista-compositrice Emma Jean Thackray (venerdì 7 ottobre in Triennale) e il tastierista Joe Armon-Jones (il 30 settembre sempre in Triennale). Da non perdere nemmeno Ill Considered, un terzetto post-afrobeat londinese il cui ultimo disco, “Liminal Space” è bellissimo (in Triennale il 2 ottobre) e il tastierista Alfa Mist (il primo ottobre alla Santeria Toscana 31), artista che fa della contaminazione il suo credo». Contaminazione, tra l’altro, anche alla base di “The Paradox”, il progetto elettro-jazz del leggendario pioniere della techno di Detroit Jeff Mills e del tastierista francese di origine guyanese Jean-Phi Dary (il 6 ottobre in Conservatorio).
«Nemmeno stavolta rinunciamo a dare spazio ai nuovi giganti del jazz americano: penso a Uri Caine a Milano di scena con un sofisticato progetto in duo con il cantante Theo Bleckmann (il 30 settembre in Triennale) e al maestoso batterista Billy Hart, in quartetto con il sassofonista Ethan Iverson (il 2 ottobre al Blue Note per due set). In concerti anche altri due straordinari esponenti della scena jazz contemporanea come i pianisti Craig Taborn (il 9 ottobre in Triennale) e Vijay Iver (il 4 ottobre in Triennale). Senza dimenticare il trombettista Avishai Cohen, artista di base a New York della scuderia Ecm (dal vivo alla testa del suo classico quartetto il 7 ottobre in Triennale)».
Riconfermata, e non potrebbe essere diversamente, l’attenzione verso la scena jazz italiana: «Ci saranno due grandi della nostra tromba come Fabrizio Bosso (alla testa del quartetto We Wonder il 29 settembre in Triennale) e Paolo Fresu (con il progetto dedicato a “Heroes” di David Bowie che coinvolge anche Petra Magoni il 20 settembre in Conservatorio), così come l’intramontabile sassofonista Claudio Fasoli, uno che negli anni Settanta aveva fatto parte del gruppo Perigeo assieme a due giganti del calibro di Franco D’Andrea e Giovanni Tommaso, il cui ultimo “Next” è stato eletto migliore disco jazz italiano dell’anno nel referendum indetto dalla rivista specializzata “Musica Jazz” (9 ottobre in Triennale). E che dire delle fisarmoniche dal virtuosismo inarrivabile del duo composto da Antonello Salis e Simone Zanchini (il 2 ottobre alla Triennale)?», illustra Linzi.
«Ci ricorderanno le proprie, rispettive influenze jazzistiche due nomi popolarissimi della nostra musica: Mario Biondi, in concerto il 2 ottobre agli Arcimboldi con il suo primo gruppo, l’High Five Quintet, e Raphael Gualazzi (il 9 ottobre al Conservatorio Verdi). Presenza fissa del cartellone di JAZZMI sin dalla prima edizione il pianista Enrico Intra, uno degli autentici padri del jazz italiano».
«Come ogni anno il Blue Note, il principale jazz club del nostro Paese, porterà la sua programmazione all’interno del festival», ricorda il direttore Linzi. «Oltre ai set di Hart-Iverson, mi vengono in mente quelli del quintetto di Jeremy Pelt, tra i trombettisti più apprezzati delle ultime generazioni, o del cantante soul britannico Myles Sanko, (rispettivamente il 4 e 7 ottobre)».
Info e biglietti su www.jazzmi.it
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