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Il settembre italiano degli islandesi Mùm

di Luca Testoni

«È tutto merito di Björk». Quando chiedi lumi all’artista islandese di turno su quale siano le ragioni del successo internazionale di così tanta musica proveniente dall’isola atlantica, nonostante si sia di fronte una realtà in cui vivono poco più di 360 mila persone, tutti, dal primo all’ultimo, si sentono in dovere di tirare per la giacchetta l’iconica cantautrice-popstar di Reykjavík.

In effetti, se non fosse stato per la signora Guðmundsdóttir, la “Grande Madre” della musica popolare e sperimentale del suo Paese, e per un gruppo di giovanissimi punk suoi sodali negli anni Ottanta, non avremmo conosciuto tanta meraviglia.

Dopo di lei avrebbero conosciuto fama mondiale, tra gli altri, anche i post-rocker Sigur Rós, i GusGus con la loro house-techno-pop d’avanguardia e i Múm, che proprio quest’anno hanno raggiunto il ragguardevole traguardo del quarto di secolo di attività in ambito pop.

Quello che è sempre piaciuto dei múm è stata la loro indefessa voglia di sperimentare nel mare magnum dell’elettronica (digitale e analogico, poco importa), senza mai rinunciare agli strumenti acustici, per dare vita a un suono delicato e leggero, ma mai banale, dall’estetica molto forte e, quel che conta, già riconoscibile al primo ascolto.

Tutto è iniziato dall’incontro, poco più che maggiorenni, di Örvar Þóreyjarson Smárason e Gunnar Tynes, i due elettronicisti in capo. Accanto a loro si sono avvicendati numerosi musicisti di estrazione diversa, che si sarebbero affermati anche lontano dai múm: dalle gemelle Gyða e Kristín Anna Valtýsdóttir e alla cantautrice Olöf Arnalds (cugina dell’affermato pianista minimalista Ólafur Arnalds) passando per la violoncellista e compositrice Hildur Guðnadóttir (in tempi recenti ha vinto un Grammy Award per la colonna solona della serie tv Chernobyl e un Golden Globe per quella del film Joker).

Venticinque anni e sei anni dopo, Örvar, Gunnar e soci sono in Italia, dove suoneranno per quattro concerti, gli unici del 2022. Freschi reduci dall’incisione del settimo album, il seguito (ancora senza nome) di Smilewoound, per il quale hanno scelto lo studio di registrazione Sudestudio immerso tra gli uliveti e i vigneti di Guagnano, in Salento.

I múm proporranno uno show sospeso tra le chicche del passato e le anticipazioni dei nuovi brani il 27 settembre al Teatro Abeliano di Bari, il 28 al Monk di Roma, il 29 all’Hiroshima Mon Amour di Torino e il 30 al Freakout di Bologna.

Sul palco, oltre ai due fondatori, ci saranno la polistrumentista Sigurlaug Gísladóttir, il percussionista-batterista finlandese Samuli Kosminen e il chitarrista statunitense Jeffrey Tyler Ludwick, l’ultimo arrivato.

Scopri tutte le date e le info dei Mùm al link: https://ponderosa.it/artist/mum/

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