I corti e le musiche del Climate Space
03.12.2021, di Luca Testoni
Prosegue fino al 18 di dicembre il Climate Space Film & Music Festival tra laboratori, cortometraggi, dibattiti e sonorizzazioni live
«Sono ambientalista da tempi non sospetti e odio ogni forma di inquinamento», ha dichiarato Ludovico Einaudi presentando “Climate Space” la rassegna promossa e realizzata da Ponderosa Music And Art con la curatela di Francesco Cara che prevede proiezioni di cortometraggi sull’ambiente, incontri, laboratori e sonorizzazioni live ed è in programma fino al 18 dicembre in contemporanea con la lunga serie di concerti di Ludovico Einaudi. Ma mentre il “maestro” si esibisce nell’auditorium del Teatro Dal Verme, “Climate Space” si tiene nella Sala Grande del teatro milanese.
I cortometraggi, 17 “sguardi d’autore” sulla crisi climatica, provengono da ogni angolo del pianeta. Alcuni sono piccole produzioni indipendenti, altri sono state premiate nei più importanti festival ambientali.
Tre le proiezioni quotidiane: alle 10.30 la prima, riservata alle scuole, abbinate a un incontro e un laboratorio sulla specifica tematica affrontata dal corto.
Le altre due proiezioni saranno invece una nel pomeriggio e una al termine del concerto di Ludovico Einaudi, alle 22.30, accompagnata dalla sonorizzazione dal vivo. In entrambi i casi l’ingresso è gratuito, ma la prenotazione è obbligatoria (info si climatespace.it) anche per chi non ha i biglietti del concerto del pianista-compositore piemontese.
Numerosi i musicisti interessanti che hanno aderito al progetto. Il 3 dicembre il violoncellista albanese Redi Hasa e il percussionista di origini iraniane Bijan Chemirani interagiranno con il lavoro del regista kyrgyzo Abdulaev Mirlan sull’opera di salvaguardia della flora e della fauna del parco naturale dell’Altai; il 4 fari puntati sul batterista jazz di Chicago Hamid Drake chiamato a rendere se possibile ancora più straordinaria il racconto di Andrea Triveri nel suo corto “L’uomo degli alberi”, dedicato a un anziano agricoltore e vivaista del Burkina Faso che ha fatto germinare più di un milione di alberi in uno dei Paesi più aridi del nostro pianeta; mentre il 5 dicembre sarà Stefano “Asso” Stefana, storico chitarrista di Vinicio Capossella, nonché leader dei Guano Padano, a regalare un contrappunto sonoro alle immagini di “Tuyuku” del regista messicano che racconta di albero millenario che diede origine al “popolo delle nuvole”.
L’8 dicembre doppio lavoro per il compositore, multi-percussionista e rumorista Sebastiano De Gennaro che con sua variegata strumentazione (vibrafono, marimba, xilofono, vecchi tamburi, giocattoli da 0 a 12 mesi, oggetti riciclati, strumenti a pile) sonorizzerà due corti a firma del neozelandese Jordan Osmon (“From Weedy Forests to Grassy Woodlands”) e del britannico Thomas Regnault (“A forest garden”); il giorno successivo anche lo sperimentatore sonoro Francesco Arcuri ci delizierà con le sue creazioni ispirate a “Monsieur Oyster – Il Signor Ostrica” di Sergio Penzo e Douglas Guillot e “Mala Hierba – Erbaccia” della spagnola Adriana Roslin.
Ancora: il 10 e l’11 dicembre sarà la volta di due storie ambientate nei nostri Appennini – “Carpe Diem” di Walter Bencini e “Sopravvissuti all’Homo Sapiens” di Paolo Rossi e Nicola Rebora – sonorizzate rispettivamente dal dj-elettronicista milanese Abstract e dal “mago” del theremin Vincenzo Vasi; poi il 12 il cantastorie-suonatore di balafon Naby Camara suonerà in simultanea con le immagini di “Cries of our ancestors” di Rebecca Kormos e Kalyanee Mam sull’eterno contrasto tra natura e sfruttamento delle risorse naturali; mentre il chitarrista dei Blonde Redhead Amedeo Pace farà altrettanto durante la proiezione di “Le custodi dell’oro delle Ande” di Marcella Menozzi.
Infine, il 15 dicembre il violino di Federico Mecozzi farà da contrappunto a “It’s bean too hot” di Hedvika Michnová, lavoro che dimostra come il surriscaldamento globale sta mettendo a dura prova le piantagioni di caffè; mentre il 16 dicembre il sassofonista jazz russo Dimitri Grechi Espinoza è stato abbinato a “The church forests of Ethiopia”, il 17 il percussionista e suonatore di tabla Federuco Senesi al corto neozelandese “Rann” di Sarina Pearson, Shuchi Kothari, Peter Simpson; e il 18 il polistrumentista Marco Selvaggio metterà in musica “Omelia contadina” di JR e Alice Rohrwacher, vero e proprio manifesto contro l’avanzare delle monocolture intensive ed in difesa dell’agricoltura contadina.