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Un’ode alla natura che unisce mente e cuore

13.09.2021, di Giacomo Luperini

Il 21 luglio è uscito Divine Tides, l’attesissimo album del “superduo” Ricky Kej e Stewart Copeland

All’interno dell’intricato panorama dei documentari naturalistici, ci sono due scuole ben distinte: la “patinata” e la “purista”. La prima, punta a mostrare le bellezze del pianeta con immagini sensazionali, zoom tattici su tutto ciò che è atipico e diffusione di immagini di grande impatto. Unica criticità: tende ad evitare tutto ciò che possa risultare disturbante o eccessivamente antropico. La seconda punta invece alla realizzazione di documentari quanto più possibile “oggettivi”, che mostrino sì la grande bellezza della natura, ma anche i terribili cambiamenti e le sfide difficili alle quali questa è oggi sottoposta.

Entrambe le scuole hanno pregi e difetti. La prima ha il pregio di comunicare al grande pubblico ed afferrarlo prevalentemente per il “cuore”, creando un attaccamento emotivo indispensabile per suscitare sentimenti di appartenenza e protezione, così preziosi in questo periodo storico. La seconda, oltre ad unire immagini ad effetto, punta molto anche sulla “mente”, sulla divulgazione di dati, anche terribili, che hanno il pregio di essere più efficaci nel creare risonanza e consapevolezza, ma hanno il difetto di essere molto meno “pop” e di allontanare quindi le masse che non vogliono essere disturbate dalla sofferenza del pianeta.

Anche nella musica, che inizia timidamente ad affacciarsi alle tematiche della crisi climatica, si vedono due scuole spesso contrapposte e spesso incomunicabili tra loro. Sono molti ad esempio i musicisti che si gettano in speculazioni forzate sulla bellezza della natura, in descrizioni dettagliate della devastazione dei paesaggi e in tirate spiegazioni risolutive da parte dell’umanità. Ecco, Divine Tides è diverso.

Il 21 luglio è uscito “Divine Tides”, l’album che prosegue la grandiosa collaborazione tra due mostri del panorama musicale che non necessiterebbero di presentazioni. Il primo è lo Statunitense Stewart Copeland, lo storico batterista e fondatore dei Police, vincitore della Rock & Roll Hall of Fame, del Modern Drummer Hall of Fame, del Classic Drummer Hall of Fame e di cinque Grammy, considerato uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi. Il secondo è l’Indiano Ricky Kej, anche lui vincitore del Grammy Award, guerriero contro la crisi climatica globale, ambasciatore UNCCD e celebrity supporter di UNICEF. C’erano tutti i presupposti per qualcosa di unico e di grande impatto: virtuosismo, anima e solidi propositi artistici ed etici, uniti in un unico progetto. E così, infatti, è stato. Fin dal suo primo esordio l’album ha stupito ed ammaliato, sia per la qualità musicale, che per i messaggi veicolati da essa, oltre che per gli spettacolari video associati che narrano l’amore per il pianeta.

L’intero progetto è pensato come una complessa ode alla natura e lavora sia sul piano musicale, che su quello delle immagini. Per ora sono usciti solo i primi quattro video: “Himalayas” il 7 luglio, il 21 è stato il turno di “The Art Of Devotion”, il 18 agosto di “Pastoral India” e infine, l’1 settembre, è uscito “Our Home” ed è stato rilasciato il pre release di “Wonders of life”.

Verranno pubblicati complessivamente 8 video, su 9 brani contenuti nell’album, con l’ultima pubblicazione prevista il 28 settembre. Ogni inquadratura parla dell’amore per la natura ed è dedicato a specifiche bellezze naturali che si trovano sul pianeta.

Eppure l’intero progetto avrebbe potuto essere completamente diverso. La realizzazione dell’album ha richiesto circa sette mesi di lavoro ed è iniziata con l’arrivo della pandemia globale e con il conseguente blocco improvviso dei tour di Ricki. All’inizio l’album era stato pensato con la collaborazione di Stewart Copeland in appena un paio di brani, ma, dopo una fitta corrispondenza di brani via internet, i due si sono decisi a realizzare assieme l’intero album, con ottimi risultati.

Per concludere, giusto per sottolineare che l’approccio di Ricky Kej alle tematiche ambientali non è un semplice vezzo contenutistico, vi lasciamo con uno stralcio della mail di risposta alla domanda di Renato Di Sieno (label manager di Ponderosa), che ha lasciato la redazione piacevolmente di stucco.

Renato
Come saprai, il formato Digipack (utilizzato per l’album NDR) contiene il vassoio in plastica per il porta CD. Vorremmo informarti che la nostra etichetta ha abolito l’uso della plastica, di solito lavoriamo su opere d’arte plastic free ed è molto importante per noi mantenere questa sana politica.

-Ricky Kej
Il vassoio di un Digipack è l’unica plastica utilizzata nell’intera confezione del CD che sia effettivamente riciclabile. Ciò è dovuto al suo spessore, può essere facilmente separato e non contiene oligoelementi. Il resto della plastica, ovvero il CD stesso, la pellicola termoretraibile e il laminato plastico sulla copertina (opaco e lucido), anche se si dice che sia riciclabile, non viene riciclato e finisce in discarica. Come forse saprai, il 91% di tutta la plastica monouso NON è riciclabile, anche se si dice che la maggior parte di essa è contrassegnata come “Riciclabile” e viene quindi erroneamente smaltita nel cestino “Ricicla”. Quindi il Digifile stesso non è “plastic free” e infatti contiene le parti più pericolose dell’imballaggio in plastica. Anche un digifile, per la natura della sua confezione, richiede una pellicola termoretraibile (per evitare danni), ma un digipack con vassoio può invece essere spedito senza pellicola. Questo è il motivo per cui preferiamo i Digipack. Ancora più importante, un digifile è considerato dalla maggior parte dei clienti come “monouso” e viene smaltito rapidamente, mentr i clienti di solito utilizzano il Digipack e non lo smaltiscono rapidamente.

Anche se l’intenzione è sempre quella di condurre uno stile di vita e un business carbon neutral o negativi, con gli attuali sistemi in cui ci troviamo, è impossibile non avere un impatto negativo sul nostro pianeta. Essendo un convinto ambientalista, sono abbastanza realistico su ciò. Quindi il mio ufficio lavora con un’azienda in India chiamata ” Smarter Dharma ” che verifica la nostra impronta di carbonio, compreso l’utilizzo di acqua e plastica monouso, ogni trimestre. Abbiamo quindi compensato la nostra impronta attraverso piantagioni di alberi e investimenti in progetti di energia rinnovabile. Attraverso questi audit capiamo anche come ridurre al minimo la nostra impronta di carbonio e quindi quanto ridurre il nostro uso di plastica monouso nel modo migliore e più efficace.

APPROFONDIMENTI

Sito ufficiale di Stewart Copeland
Sito Ufficiale di Ricky Kej

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