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Micah P Hinson

I Lie To You

Se pensate che la biografia di Micah P. Hinson sia troppo vera per essere bella, sentite come riesce a trasfigurarla qui, nella trasparenza di queste undici canzoni gonfie di amore, di assenza e di rimpianto. Una voce di profeta, rauca e segnata dalle intemperie, un salmodiare d’intensità biblica, una musica che gronda verità persino dai do maggiore, un cuore d’artista messo ancora una volta a nudo. C’è ben poco di rassicurante nelle sue canzoni, ma questo è il folk, bellezza!, viene da lontano, da fame, dolore e pestilenza. Micah P. Hinson come un antico rapsodo cuce i suoi canti, li ricama come merletti, lo sguardo ben piantato nell’abisso, nel buio, nella polvere…

Il nuovo album di Micah P. Hinson è il risultato di cinque giorni e cinque notti di registrazione in una stanza spoglia come un osso in Irpinia e di un lavoro di produzione accuratissimo, da lucidatore di cristalli, di Alessandro Asso Stefana (Pj Harvey, Mike Patton, Vinicio Capossela). A dar loro manforte, ci sono gli archi celestiali di Raffaele Tiseo, la batteria metafisica di Zeno De Rossi e quel gentiluomo del contrabbasso che è Greg Cohen.

Dice Bukowsky che lo stile di un uomo si vede dalla maniera in cui attraversa le fiamme. Nella sua vita Micah P. Hinson di fiamme ne ha attraversate parecchie, ma sempre con la disinvoltura di un gitano e la tenerezza di un angelo. Nato da una famiglia di cattolici integralisti nella Memphis del peccato e venuto su nell’Abilene degli evangelisti, ancor prima di compiere vent’anni ha già sperimentato gli effetti della musica e dei narcotici, patito la seduzione e l’abbandono di una femme fatale, conosciuto la depressione, il fallimento, la tossicodipendenza, il carcere e ha percorso a ginocchia le interminabili spire della riabilitazione. Al suo debutto discografico del 2003 con il pop da camera degli Earlies, sono poi seguiti tre album di inediti e uno di cover, “ben vestito e profumato d’altri”. Nel 2011, altre fiamme: un incidente stradale gli paralizza le braccia per mesi lunghi come le speranze dei poveri. Ne vien fuori il suo album più nero, il più intenso e personale, giustamente acclamato dalla critica. Il lavoro più recente è del 2018: “registrato in un giorno solo, da qualche parte in Texas” con la meticolosità di uno sbandato, nella luce riverberante delle sue visioni. Ma ogni suo disco è ormai una resa dei conti con sé stesso, ogni sua canzone vibra di pericolo: quando non c’è più spazio per le prediche e si passa direttamente ai fatti, ogni suo giorno è uno show-down.

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