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Audio Immersivo: la svolta mainstream

25.10.2021, di Giacomo Luperini

Nel 1940 la Disney testò con Fantasia il primo sistema di audio surround per il grande pubblico, oggi con le nuove tecnologie diventa ogni giorno più facile immergersi da casa in un universo musicale completo.

Nel 1940 Walt Disney ebbe un’idea rivoluzionaria ed estremamente ambiziosa: Fantasound. Il sistema era complesso e costoso e consisteva in nove tracce audio registrate separatamente all’interno di un teatro modificato con pannelli di legno e proiettate in contemporanea alla pellicola cinematografica da altoparlanti distribuiti sapientemente all’interno della sala. Fu un completo disastro. Lo scoppio della seconda guerra mondiale, i costi esorbitanti dell’opera e l’anacronistica lungimiranza di Walt Disney, portarono l’azienda sull’orlo del fallimento.

Eppure era appena stata posta la prima pietra per creare un’utopia che oggi sembra diventata realtà, uno standard che rendesse viva e vibrante l’esperienza dell’ascolto musicale. Oggi i tempi sono molto cambiati, la nostra società ipertecnologica sta abbandonando velocemente il mondo delle immagini, fatto di social, post e video, prediligendo sempre di più un universo sonoro, composto da podcast, audiolibri ed esperienze musicali nuove.

Per venire incontro alle esigenze di quest’epoca il mercato musicale ha proposto negli ultimi anni soluzioni sempre più innovative, come il Dolby Atmos, uscito per la prima volta nel 2012 e utilizzato per i grandi spazi, come cinema e teatri ed affiancato dai corrispettivi casalinghi: Dolby TrueHD e Dolby Digital Plus. Stiamo parlando di tecnologie surround music basate su “oggetti sonori” (fino a 128) ai quali è assegnata una posizione spaziale, successivamente riprodotta da 64 casse collocate in una stanza, nel caso del Dolby Atmos, o da un impianto casalingo, che codifica e comprime il messaggio, nel caso del True HD e del Digital Plus.

Nel 2020 è poi esplosa la bolla di entusiasmo per la cosi detta “Musica 8D”, tracce sonore con effetto surround manipolato per confondere l’ascoltatore e disorientarlo, creando l’illusione di essere nel centro perfetto di un’esecuzione sonora che ci ruota attorno. Se non siamo così sicuri che questo tipo di effetto sia destinato a durare all’interno dell’ambito musicale, risulta senza dubbio utile e largamente applicato nell’industria video-ludica e della realtà aumentata, che fin dalla sua nascita si appoggia a formati come Ambisonic per riprodurre l’illusione di realtà sonora.

Ed è proprio grazie alla spinta della realtà virtuale che nell’ultimo periodo gli investimenti sui formati audio surround, ma soprattutto sui sistemi binaurali stanno aumentando vertiginosamente. Per formato binaurale si intende un sistema di registrazione a due microfoni, applicati ai lati di un manichino che riproduce le funzioni di un padiglione auricolare, in modo da ricreare una produzione di suono registrata “come se fosse un ricordo in prima persona”. Su questo sistema si basano ad esempio i formati Live Audio e Spatial Audio, quest’ultimo disponibile per il grande pubblico su Apple Music dal 2021, assieme all’altissima qualità del Lossless Audio.

Come si intuisce dalle righe precedenti, districarsi nel labirinto di tecnologie necessarie alla corretta registrazione e soprattutto riproduzione di questi formati, non è per niente facile. Viene quasi da rimpiangere i tempi in cui con un semplice lettore CD tascabile e delle normalissime cuffiette si riusciva a sfiorare l’apice dell’esperienza musicale registrata, anche se il prodotto che ci viene restituito oggi riesce largamente a ricompensare le fatiche spese per raggiungerlo.

Insomma, ciò che sembrava un miraggio fino a pochi anni fa è finalmente entrato a far parte della vita quotidiana del grande pubblico, con buona pace di artisti e case discografiche che dovranno imparare a nuotare in un nuovo oceano di formati audio.

 

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