Sarathy Korwar
Bio
“Siamo legati all’ordine del tempo. Più ci leghiamo al tempo, più perdiamo la sincronia con il nostro corpo, con la natura e con la musica”. KALAK, terzo album in studio di Sarathy Korwar, è un manifesto indo-futurista che segue attraverso un ritmo ben preciso il passato e il presente, ponendosi allo stesso tempo come punto di partenza verso una strada ancora da percorrere. Una celebrazione della cultura musicale e letteraria Sud asiatica che si intreccia con la spiritualità e un senso di comunità in previsione di un futuro migliore che si può originare proprio da quelle fondamenta.
La produzione dell’album è stata affidata al Dj e produttore Photay che è riuscito a tradurre questi ritmi e pratiche in un disco elettronico senza limiti temporali e all’avanguardia. Il lavoro che Korwar ha fatto insieme a Photay è stato quello di stratificare varie improvvisazioni in un insieme ben definito di arrangiamenti dai molteplici colori, esattamente come appaiono sull’album.
Una registrazione dalle innumerevoli sfumature in grado di far emergere nuove energie dall’oscurità, in modo tale da offrire un nuovo punto di vista di immaginare le cose.
“Il discorso attorno al futurismo ha radici profonde che affondano nell’immaginazione del mondo proposta da un punto di vista eurocentico. Esattamente come l’Afro-futurismo, l’Indo-futurismo sta spostando la sua attenzione sverso il Sud del mondo. Nel Sud Asia, culturalmente parlando, immaginiamo la relazione con il passato e il futuro attraverso un’idea di ciclicità; tra questi troviamo il concetto di Karma. Il tempo non deve scorrere solo linearmente, ma può fluire anche come un cerchio. Più pensavo a questa idea di circolarità e al simbolismo che ad esso si lega, più ho cominciato a realizzare che questo sarebbe stato il centro della registrazione” con queste parole Sarathy Korwar descrive il suo album.
Bio dell’artista:
Sarathy Korwar è un batterista, compositore e produttore cresciuto in India, trasferitosi poi a Londra. Korwar si è affermato come una delle più originali e avvincenti voci della scena jazz inglese. La sua musica si fonde con il jazz, l’elettronica, il folk indiano e influenze classiche che si incentrano sulla decolonizzazione, il senso di comunità, di razza e trascendenza.
Leader dell’UPAJ Collecive, una band composta da musicisti classici indiani e jazz sud asiatico, la sua carriera musicale vanta collaborazioni con nomi come Shabaka Hutchings, il clarinettista Arun Ghosh e gruppi come Penya e Ill Considered.
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Korwar, il nu-jazz che guarda al futuro fa tappa a Torino e a Roma
Triplo live in terra italiana per Sarathy Korwar, compositore e batterista-percussionista statunitense di origini indiane, da tempo con base operativa a Londra, tra i musicisti più apprezzati di una scena, quella del cosiddetto nu-jazz britannico. Si inizia il 29 aprile con un concerto al Bunker di Torino e il giorno successivo, doppio show, prima alle 18 e poi alle 21, alla Casa del Jazz di Roma.
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