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Piers Faccini

Bio

Piers Faccini, classe 1970, è un cantautore italo-francese che, con la sua musica fatta di influenze provenienti dalle diverse culture e lingue che lo hanno formato, affascina il pubblico internazionale.

La sua carriera inizia nel 1997, quando fonda insieme alla poetessa Francesca Beard, al percussionista Frank Byng e al chitarrista Luc Suarez i Charley Marlowe. Dopo aver pubblicato This Could be You (2000), il gruppo si scioglie e Faccini decide di perseguire la carriera da solista.

Il suo primo album Leave no Trace viene pubblicato nel 2004 dall’etichetta indipendente Label Bleu, mentre il successivo Tearing Sky (2006) dalla Everloving Records.

Tre anni dopo, l’album Two Grains of Sand del 2009 garantisce a Faccini la candidatura per il premio francese della musica indipendente Le Prix Costantin e viene votato dagli ascoltatori della radio nazionale francese, France Inter, come album dell’anno.

Nel 2011 e 2013 produce rispettivamente My Wilderness e Between Dogs and Wolves, mentre collabora con numerosi musicisti internazionali, tra cui Rokia Traorè, Ballakè Sissoko, Vincent Sègal. In particolare, l’album registrato con quest’ultimo, Songs of Time Lost (2014), si posiziona entro le prime dieci posizioni delle classifiche NPR e Songline dello stesso anno.

Tre anni dopo la pubblicazione di Between Dogs and Wolves, Piers Faccini torna con Dreamed an Island, un disco prodotto per Ponderosa Music & Art carico di contaminazioni sonore che attraversano e colmano distanze geografiche e culturali.

Con il suo settimo album in studio, Shapes of the Fall, Piers Faccini porta avanti la sua passione verso i dialoghi interculturali che da tempo si sentono sulle sponde del Mediterraneo nel corso dei secoli, collegando l’Europa meridionale con il Vicino Oriente e l’Africa. Sebbene le canzoni siano scritte e cantate in inglese, le influenze musicali di Shapes of the Fall attingono pesantemente alle ascendenze mediterranee di Faccini, creando un viaggio musicale la cui geografia varia da canzone a canzone, attraversando molteplici frontiere con la sua voce nel corso del viaggio, dai registri folk anglo-americani innevati di canzoni come Paradise Fell o Together Forever Everywhere alle inquietanti note soffiate nel deserto di modalità mediorientali o nordafricane in brani come Firefly o Dunya. 

Rovina o riparazione, speranza o disperazione sono le narrazioni parallele dell’album e se le forme della caduta sono la miriade di forme in pericolo che compongono il mosaico del nostro collasso ambientale, la discesa, canta Faccini, è il nostro fare o disfare. ”Bring me my home back”, il ritornello dell’emblematica canzone d’apertura dell’album They Will Gather No Seed, non è quindi il grido personale del cantante per una casa, ma il lamento animale di innumerevoli specie sull’orlo dell’estinzione.

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