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Blonde Redhead

Bio

Sono poche le band di lungo corso che non smettono di evolvere e che anzi continuano, disco dopo disco, a esplorare nuovi territori. In 27 anni di carriera i Blonde Redhead sono passati dal noise rock degli esordi al sofisticato dream-pop elettronico di “Penny Sparkle” (2010) e “Barragán” (2014) fino al sound romanticamente notturno del recente EP “3 o’clock”.

Nati a New York dall’incontro fortuito della cantante giapponese Kazu Makino con i gemelli italiani Amedeo e Simone Pace, i Blonde Redhead prendono il nome da un pezzo dei DNA, band no-wave degli anni ’80. Della formazione iniziale fa parte anche la bassista Maki Takahasi, che abbandona dopo il primo disco, sostituita brevemente da Toko Yasuda.

La band attira l’attenzione di Steve Shelley dei Sonic Youth che ne produce il primo disco per la sua etichetta nel 1994, seguito l’anno dopo da “La mia vita violenta” in formazione di trio.

Nel 1997 esce il terzo album “Fake can be just as good” con la partecipazione del bassista Vern Rumsey degli Unwound. Nel 1998, di nuovo in trio, esce “In an expression of the inexpressible”, seguito due anni dopo da “Melody of certain damaged lemons”.

Nel 2000 i Blonde Redhead vengono invitati dai Red Hot Chili Peppers ad aprire i concerti del tour americano. Ma è con “Misery is a butterfly”, uscito nel 2004, che la band conquista scena e cuore dell’art-rock indipendente. Nel lavoro successivo “23” del 2007 le delicate tessiture elettroniche orientano il sound del gruppo verso il pop più sofisticato e consapevole. Nello stesso anno la band apre i concerti europei degli Interpol.

Tre anni dopo, una serie di pezzi registrati tra New York e Stoccolma  insieme ad Alan Moulder, Van Rivers e Subliminal Kid compongono “Penny Sparkle”, un album ancor più radicalmente minimale ed elettronico.

Nel 2014 la band ritorna in studio per “Barrigán”, con la produzione di Drew Brown (Beck, Stephen Malkamus, Radiohead). Nel box set “Masculin Feminin” del 2016, vengono riediti i primi due album della band, arricchiti da inediti, registrazioni radiofoniche e demo del periodo. Esce anche una collezione di remix dal titolo “Freedom of expression on Barragán” con i contributi di Deerhoof, Van Rivers, Nosaj Thing e Connan Mockasin.

Di nuovo musica fresca nel 2017, quattro nuovi pezzi dell’EP “3 o’ clock” come sempre eleganti, taglienti e romanticamente notturni.

Più recentemente la canzone “For the damaged coda” viene usato come finale della serie cult “Rick and Morty”, totalizzando oltre 40 milioni di visioni su YouTube. La collaborazione con il compositore Yann Tiersen del 2019 dà origine al pezzo “Closer”, incluso nell’album “Portrait”. E’ del 2020 l’edizione speciale di “Melody of certain damaged lemons” in occasione del ventennale dell’album.

DISCOGRAFIA

Album in studio

  • 1994 – Blonde Redhead (Smells Like Records)
  • 1995 – La Mia Vita Violenta (Smells Like Records)
  • 1997 – Fake Can Be Just as Good (Touch and Go Records)
  • 1998 – In an Expression of the Inexpressible (Touch and Go Records)
  • 2000 – Melody of Certain Damaged Lemons (Touch and Go Records)
  • 2004 – Misery Is a Butterfly (4AD)
  • 2007 – 23 (4AD)
  • 2010 – Penny Sparkle (4AD)
  • 2014 – Barragán (Kobalt)
  • 2023 – Sit Down For Dinner

EP

  • 2000 – Melodie Citronique (Touch and Go Records)
  • 2004 – Elephant Woman (4AD)
  • 2005 – The Secret Society of Butterflies (4AD/Beggars Banquet)
  • 2017 – 3 O’Clock (Asa Wa Kuru / Ponderosa Records)

Singles

  • 1993 – Amescream/Big song (Oxo Records)
  • 1994 – Vague/Jet star (Smells Like Records)
  • 1995 – 10 Feet High/Valentine (Smells Like Records)
  • 1995 – Flying Douglas/Harmony (Rough Trade Records)
  • 1997 – Symphony of Treble/Kasuality (Touch and Go Records)
  • 1998 – Limited conversation/Slogan (Touch and Go Records)
  • 2004 – Elephant Woman (4AD/Beggars Banquet)
  • 2004 – Equus (4AD/Beggars Banquet)
  • 2007 – 23 (4AD)
  • 2007 – Silently (4AD)
  • 2010 – Here Sometimes (4AD)
  • 2016 – Big song (Numero)
  • 2018 – Where your mind wants to go  (Asa Wa Kuru / Ponderosa Records)
  • 2018 – We should be holding hands  (Asa Wa Kuru / Ponderosa Records)

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